Socio Onorario
Artista indipendente, utilizza la fotografia come principale strumento di espressione. Ha lavorato per l’editoria e l’industria prima di dedicarsi alla ricerca personale, caratterizzata da un approccio critico ai metodi classici della fotografia, utilizzato per i soggetti più diversi: dall’architettura all’archeologia ai temi sociali. Il suo interesse per la fotografia si concentra nella possibilità di illustrare in un’immagine “astratta” il contenuto di una serie di storie. In ZERO INTOLERANCE (2011, Fondazione La Triennale di Milano) ha raccontato in immagini dei luoghi esatti la tragedia dei martiri del nuovo millennio, dalle Torri Gemelle ad Anna Politkovskaya, a Theo Van Gogh a Hrant Dink, passando per altre storie meno conosciute. In CITTA’ METAFISICHE (2005, Skira) una documentazione austera della architettura coloniale italiana, si immagina la vita di chi -queste architetture umili e remote- ha abitato per un breve tragico momento. In ROMA IN AFRICA (2007, Donzelli) l’archeologia grandiosa e affascinante delle semisconosciute città imperiali, viene attenuata nelle immagini per poter meglio riflettere su rovine, macerie e la percezione del passato, in contesti desueti. In ogni caso per Donata Pizzi la fotografia è il risultato finale di un lungo lavoro di riflessione, studio, ricerca dell’essenza di un concetto, e il tentativo di raggiungerlo con un’immagine. Nella stessa ottica IL FINE DEL MONDO (2011, esposto a Venezia alla 54 Biennale) utilizza il riferimento a “L’origine du monde” di Courbet, per segnalare con un salto logico il ribaltamento di quel significato, pur mantenendosi formalmente nel canone classico del nudo.